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Cosa vedere a Tindari in un giorno: le tappe da seguire

03.04.2024
Indice

La Sicilia è un’isola meravigliosa, che brilla grazie a tutte le sue molteplici sfaccettature. Ci sono posti blasonati, e altri meno, ma altrettanto affascinanti.

C’è Tindari ad esempio, una piccola cittadina con paesaggi da fiaba, che non è così conosciuta, eppure dovrebbe esserlo, tant’è grande la sua bellezza. Non a caso è stata a lungo descritta nei romanzi di Andrea Camilleri ed è divenuta set cinematografico per la nota fiction del Commissario Montalbano.

Tindari si trova in provincia di Messina, ed è una frazione del comune di Patti.
Qui, oltre ad un mare da favola, c’è anche tanta storia da raccontare. I fatti realmente accaduti a Tindari si fondono con i miti e le leggende, e forse è proprio questa particolarità che rende magico questo antico borgo. Fu fondata da Dioniso di Siracusa, nel 396 a.C., proprio in onore di Tyndaris, re di Sparta. Da quel momento in poi, tanti popoli passarono per questo posto, lasciando segni e tradizioni.

Cosa vedere a Tindari: le tappe

Se si ha a disposizione un giorno per vedere Tindari, occorre tenere a mente un itinerario che comprenda le attrazioni principali della cittadina, quelle che proprio non possono essere assenti nel diario di bordo.

L’area archeologica di Tindari

Tindari è famosa per il suo prezioso sito archeologico, un museo a cielo aperto che ha vissuto molte epoche e visto passare tanti popoli diversi.

Si trova a circa 400 metri dal centro storico, ed è facilmente raggiungibile a piedi. Oltre alle strade romane ancora visibili, il cardo e il decumano, e ai resti di alcuni templi, c’è il Teatro greco, bellissimo e di dimensioni considerevoli, che risale al IV secolo a.C.

Il santuario della Madonna Nera di Tindari

Proprio sulla sommità del promontorio, su quella che era l’antica acropoli, è custodita la Madonna Nera di Tindari, una preziosa statua in legno di cedro, che ne determina la particolare colorazione.

Si trova all’interno dell’omonima Basilica ed è tutt’oggi molto venerata dai credenti. Le sue origini sono bizantine, del VIII secolo, e la leggenda narra che questa statua scampò alla dura lotta iconoclasta dell’epoca.